Durante il Giubileo delle équipe sinodali, Papa Leone XIV invita la Chiesa a rinunciare al clericalismo e ai personalismi.
Dopo aver incontrato Re Carlo e la Regina Camilla, Papa Leone XIV ha celebrato oggi, 26 ottobre, una Messa solenne nella Basilica di San Pietro per il Giubileo delle équipe sinodali e degli organi di partecipazione. Nel cuore della celebrazione, il Pontefice ha richiamato con forza la Chiesa a un rinnovato spirito di umiltà, lontana dai “personalismi che impediscono relazioni autentiche“.

Papa Leone XIV celebra la Messa: la sua omelia
Durante l’omelia, come riportato da L’Ansa e Vaticano News, Papa Leone XIV ha denunciato con chiarezza la tentazione del fariseismo all’interno della comunità cristiana. “I due si dirigono nello stesso luogo ma sono divisi e tra loro non c’è nessuna comunicazione”, ha osservato, riferendosi al fariseo e al pubblicano del racconto evangelico.
“Il loro non è un camminare insieme“, ha proseguito, evidenziando che nel Tempio “uno si prende il primo posto e l’altro rimane all’ultimo“. Entrambi pregano lo stesso Padre, “ma senza essere fratelli e senza condividere nulla“.
Il Pontefice si è soffermato sul fariseo, che “guarda sé stesso, giustifica sé stesso, elogia sé stesso” e si crede “migliore” del pubblicano. Secondo Leone XIV, è proprio questa ossessione per il proprio io a distruggere ogni autentica relazione.
“Basta clericalismo e logiche di potere”
“Questo può succedere anche nella Comunità cristiana“, ha avvertito il Papa Leone XIV. “Succede quando l’io prevale sul noi, generando personalismi che impediscono relazioni autentiche e fraterne; quando la pretesa di essere migliori degli altri, come fa il fariseo col pubblicano, crea divisione e trasforma la Comunità in un luogo giudicante ed escludente; quando si fa leva sul proprio ruolo per esercitare il potere e occupare spazi“.
In risposta a questi atteggiamenti, ha indicato il pubblicano come modello da seguire, invitando tutti a “deporre il clericalismo e la vanagloria“. Infine, ha incoraggiato la comunità ecclesiale a “sognare e costruire una Chiesa umile, che non sta dritta trionfante ma si abbassa per lavare i piedi dell’umanità“. Un appello chiaro a una Chiesa che non domina, ma serve.